« Sulle prime, Aeroracconto dell’amore fatale di Laura Lamanda ha novità di forma e di espressione – insomma, di idee – che colpisce. È fatto così: testo e foto in sequenza non ordinata, ma amalgamata. L’io narrante si esprime sia attraverso le parole, sia mostrando foto dei fatti, sia ricostruendo la realtà attraverso immagini di pupazzetti che rendono con nitidezza la centralità emotiva dei fatti. Quindi, si viene (si verrebbe) spinti a segnalarlo per l’originalità. Ma oltre il confine della novità, della freschezza dell’idea, rimane sempre la domanda: chissà se c’è qualcos’altro. Chissà se invece l’originalità può bastare. La risposta, leggendo questo libro, è un no deciso. Perché poi, a entrarci dentro, ti accorgi di qualcosa di molto più preciso: Laura Lamanda ha cercato e cercato un modo di esprimere un suo dolore (o del suo personaggio, ma non bisogna mai stancarsi di ripetere che, in letteratura, fa lo stesso…), forse impossibile da portarsi dietro, e solo in questo modo è riuscito a metterlo a fuoco, a dargli ordine di narrazione; lo ha sciolto in invenzione, ironia e autoironia, che però si tengono sempre stretto – non lo mollano mai – quel dolore per cui il racconto è nato in aeroporto, quel giorno in cui tutti i fili troppo intricati della vita hanno trovato non il modo per essere sciolti, ma per essere studiati nel loro groviglio.
È la storia di una donna che cerca di essere parte del mondo, intanto che ricostruisce la sua storia familiare inconsueta: la scoperta, lentissima e manipolata, di essere parte di una seconda famiglia, di un amore fuori dagli schemi, di un padre che aveva due vite, ma soprattutto che portava nella seconda casa tutta la sua insofferenza per le convenzioni e le costrizioni. Quindi, il dolore si è formato intanto che la ragazzina si costringeva a credere di far parte di qualcosa di speciale, e si è formato in modo spiazzante e ricattatorio.
Ci si trova così di fronte – anzi, dentro, subito – a un commozione che il racconto fustiga di continuo, spingendo a racimolare tutte le briciole di senso che stanno dentro qualsiasi esistenza; con il risultato di commuovere ancora di più, ma con una mediazione più alta, come di solito fa la letteratura. L’impianto emotivo, il tono, potrebbero assomigliare a una commedia francese. Infatti, le migliori commedie francesi hanno una leggerezza di confezione, dentro la quale c’è una profondità che trasporta un dolore sottile. L’aeroracconto dell’amore fatale, però, è fatto come una maglia messa a rovescio: è il dolore che contiene tutto, perfino la leggerezza.
Alla fine, la novità del romanzo fotografico l’hai dimenticata, per il semplice fatto che è stata sostituita dalla sostanza. E la sostanza è che Laura Lamanda ha un suo mondo, che potrà usare in seguito come le pare, perché sarà sempre – irrimediabilmente – il suo. »
Francesco Piccolo nel Corriere della Sera del 31 dicembre 2012
Complimenti per quello che la tua sensibilità ha elaborato in pensieri, parole e immagini.
graziana
Ciao Graziana! Mi fa molto piacere ricevere oggi questo tuo messaggio che arriva anche un po’ dal passato e gli aggiunge bellezza. grazie mille, Laura
Non è prevista una presentazione del tuo libro a Milano..o a Monza?
Un saluto
g
La presentazione ufficiale in libreria è stata a dicembre da Mondadori in via Marghera. Adesso sto preparando qualcosa di un po’ diverso da portare anche a Milano in una sede un po’ diversa. Quando tutto sarà deciso comunicherò la data qui. ciao Graziana, a presto